domenica 13 gennaio 2013

Questa ecografia pelvica infermieristica è davvero utile?

Ricevo e pubblico volentieri da Lorna Pagani (ricordo che è infermiera presso PS Montecchio Emilia e docente di ecografia) un interessante spunto di riflessione per tutti e come sempre (da parte sua) ricco di riferimenti bibliografici.

MA QUESTA ECOGRAFIA PELVICA INFERMIERISTICA è DAVVERO UTILE?

Questa è la domanda che ci siamo fatti noi per primi, estimatori e promotori dell’ecografia infermieristica, ma altrettanto estimatori dell’EBM/EBN.
Ed andando a cercare sulle banche dati internazionali, abbiamo scoperto che alcune linee-guida internazionali per la prevenzione delle infezioni urinarie catetere-correlate (SHEA/IDSA 2008, IDSA 2010, HICPAC 2009, LINEE GUIDA ROYAL COLLEGE OF NURSING 2012) hanno cominciato a parlare (timidamente, per la verità) di “valutazione ultrasonora del volume vescicale prima di procedere a cateterismo vescicale” (allo scopo di evitare cateterismi inutili).
Ma…perché i livelli di raccomandazione non sono ancora alti?
Semplice: perché in letteratura sono pochi i lavori che mettono in relazione la valutazione del volume vescicale con ultrasuoni VS cateterismo vescicale con l’incidenza delle infezioni delle vie urinarie (anche se è ben dal 1988 che è stato dimostrato che utilizzo degli ultrasuoni e cateterismo vescicale hanno un indice di correlazione di 0,982 per la valutazione del residuo vescicale post minzionale!), ma i risultati sono incoraggianti: in una metanalisi del 2010 [PALESE, BUCHINI, DEROMA, BARBONE,”The effectiveness of the ultrasound bladder scanner in reducing urinary tract infections: a meta-analysis”, JCN 2010;19:2970-79] viene rilevato come l’utilizzo di un Bladder scanner prima di procedere a cateterismo vescicale, riduca del 73% il rischio di infezioni delle vie urinarie catetere correlate rispetto al cateterismo vescicale.
A dire il vero, la metanalisi si basa su soli 3 lavori (ne sono stati visionati 61 ma solo 3 avevano le caratteristiche per rispondere ai quesiti che si poneva la metanalisi stessa), ma l’argomento ha cominciato a suscitare interesse, tanto che è stata commentata positivamente nientemeno che sul JOURNAL OF UROLOGY [BERGER, “Editorial commento to “The effectiveness of the ultrasound bladder scanner in reducing urinary tract infections: a meta-analysis”, J.UROL. 2011;185(5):1728].
Come dicevo, i lavori in letteratura sono pochi e tutti condotti con l’utilizzo di un Bladder Scan.
Ma…Cos’è questo Bladder Scan?



Il Bladder Scan è un apparecchio ad ultrasuoni che, appoggiato sulla zona sovrapubica, calcola automaticamente il volume vescicale.
Semplice da usare, maneggevole, richiede una formazione brevissima ed ha dimostrato essere abbastanza affidabile, con sensibilità 97%, specificità 91%, accuratezza 94%, VPP 92%, VPN 96%, [MARKS L.S., DOREY F.L., MACAIRAN M.L., PARK C., DE KERNION J.B., “Three-dimensional ultrasound device for rapid determination of bladder volume”, UROLOGY 1997;50(3):341-348], sono stati segnalati solo alcuni case-reports di sovrastima del volume vescicale in presenza di cisti ovariche, renali o liquido nello scavo pelvico.
Benissimo!
Allora….Problema risolto!
Perché andarsi a complicare la vita con l’ecografia tradizionale?
Perché imparare il funzionamento di un ecografo, i principi fisici su cui si basa, imparare ad impostarlo, a settarlo, per non parlare, poi, di tutta la parte relativa alle conoscenze dell’anatomia, dell’interpretazione delle immagini e delle tecniche di scansione?
Beh…Perché l’ecografia pelvica infermieristica ha delle potenzialità che vanno ben oltre il solo calcolo del volume vescicale!
Altre indicazioni, sono:
  • La valutazione della qualità del contenuto vescicale allo scopo, ad esempio, di guidare nella scelta del catetere vescicale più adatto da inserire per ogni caso;
  • Il riconoscimento preventivo di un cateterismo vescicale difficile attraverso la valutazione delle dimensioni e, soprattutto, della salienza prostatica con eventuale successivo cateterismo vescicale eco-assistito, allo scopo di facilitare l’inserzione evitando la creazione di false vie e traumatismi;
  • La verifica del posizionamento e della pervietà del catetere vescicale già inserito, in caso di sospette ostruzioni o dislocazioni.


Insomma, l’ecografia pelvica infermieristica, così come tutte le ecografie infermieristiche (ma non solo infermieristiche) deve essere integrata all’interno dell’intero contesto clinico del paziente e deve essere utilizzata come strumento di supporto nell’assistenza generale, allo scopo di migliorare le performance di alcune prestazioni e per evitare manovre (a volte) inutili e complicanze per il paziente.
Limitarla al solo calcolo del volume vescicale credo sia estremamente riduttivo (anche se, forse, è l’ambito che meglio si presta agli studi!).

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